03/09/07

Confesso

Confesso, non senza vergogna,
che il giusto e generalizzato cordoglio per la fine
infame del povero Tommaso mi irrita. Mi irrita
profondamente, perché non riesco a non pensare
ai tanti Tommaso senza nome che non sono
pianti da nessuno, perché morti ancor più anzitempo,
senza lasciare testimonianza dei loro occhi
lampeggianti. Delle due l'una: o crediamo
davvero, come in questi giorni sembra essere il
caso, che l'omicidio è tanto più efferato quanto
più inerme e impotente, persino di balbettar difesa,
è la vittima. Oppure siamo, e neppure segretamente,
convinti che l'utilizzo di mezzi meno
teatrali del badile faccia la differenza. Pensando
a Tommi vediamo tutte le cose della vita
che non potrà vedere. E per gli altri, quelli che
della vita si sono persi anche la prima luce? Soprattutto
per un liberale, è impossibile sognare
la fine dell'aborto, è un'utopia troppa onerosa
per le nostre coscienze grigie. Ma che ci colga almeno
un'ombra di pensiero e di rimorso, almeno
quando vestiamo il lutto dei vinti di Erode, è
chiedere troppo?
Alberto Mingardi, Milano

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